martedì, Maggio 14, 2024
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La scuola si ferma: “Stop ai tagli e ai soldi ai privati”

Lezioni a rischio da nord a sud domani, per lo sciopero generale che, oltre alla sanità e al pubblico impiego, riguarderà anche il mondo della scuola. Insegnanti e studenti scenderanno in piazza per protestare contro quelli che ritengono essere gli insufficienti stanziamenti nella legge di bilancio per il contratto, agli assenti fondi per il diritto allo studio, “l’idea di scuola del governo sempre più povera, divisa e precaria”. Contestate anche riforme come l’autonomia differenziata, il dimensionamento scolastico “con il taglio di quasi 900 istituti, l’alto tasso di lavoro precario, le riforme della condotta e della filiera tecnico professionale, che rischiano di rendere la scuola un moltiplicatore di disuguaglianze, subordinato alle logiche del mondo delle aziende e dei privati”.

“Nella scuola – dice la segretaria Flc Cgil Gianna Fracassi – è in atto una vera e propria spending review che si tradurrà, col dimensionamento, in un taglio lineare che rischia di sguarnire il sistema dell’istruzione soprattutto nei territori più deboli come il Sud e le aree interne. Saremo in piazza anche contro il tentativo di privatizzare interi pezzi della conoscenza tramite l’entrata dei privati nella governance degli istituti con l’introduzione della nuova filiera tecnico-professionale. Le risorse in legge di bilancio per rinnovare i nostri contratti sono insufficienti e non si affronta il tema della stabilizzazione dei 200 mila precari della scuola”. “Scenderemo in piazza con i lavoratori e le lavoratrici del sindacato che hanno deciso di convergere sullo sciopero internazionale studentesco”, afferma per gli studenti Tess Kucich, coordinatore della Rete della Conoscenza. “La nostra generazione – prosegue – vive il dramma di passare da una crisi all’altra. Siamo cresciuti durante e dopo la crisi del 2008, abbiamo vissuto sulla nostra pelle la pandemia ed oggi ci troviamo ad affrontare le conseguenze del carovita in un paese in cui il valore reale dei salari negli ultimi decenni è andato calando. Siamo più poveri dei nostri genitori, paghiamo affitti folli per vivere nelle nostre città, facciamo lavori precari e sottopagati, subiamo decenni di politiche sociali ed ambientali che hanno lacerato il nostro tessuto sociale e messo in pericolo in nostri territori”.

Anche l’Unione degli universitari boccia la legge di bilancio e si mobilita in 30 piazze in tutta Italia con lo slogan “Non resteremo a guardare”: secondo il sindacato studentesco, la manovra non risponde alle necessità degli studenti ed esclude migliaia di giovani dall’università a causa degli scarsi investimenti. “Non è accettabile – dicono gli universitari – vedere 28 milioni di euro in meno sulle borse di studio e uno stanziamento di neanche 6 milioni per aiutare gli studenti fuorisede. Anche sulle residenze universitarie, ci sentiamo presi in giro quando la ministra dell’Università Anna Maria Bernini annuncia che realizzeranno soltanto 5.600 posti letto in quattro anni”. La Cisl scuola scenderà invece in piazza sabato 25 novembre, alle 10,00 in piazza Santi Apostoli, a Roma. (fonte Ansa)

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