giovedì, Marzo 28, 2024
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Caso Sasha, branco agì per punire clochard. Chi l’ha visto ritrova cane Siber

sasha1NOLA-(di Bianca Bianco e Nello Lauro) Una punizione per uno sgarro. O per avere visto ciò che non doveva vedere. A ventuno giorni dal pestaggio del clochard ceco Vaslav comincia a delinearsi il probabile movente dell’aggressione al 39enne originario di Ostrava e da dieci anni in Italia. Vaslav (o Sasha, come ormai lo chiamano tutti) sarebbe stato la vittima di un raid punitivo condito di botte e insulti razzisti, una spedizione organizzata e messa in atto da un gruppo di ragazzi di Nola che sarebbero stati quasi tutti identificati ma non sottoposti ad alcun provvedimento. Sei o sette giovani (alcuni maggiorenni) che hanno spezzato gambe e braccia del clochard secondo un piano preordinato. I nomi del branco sono già trapelati in città, si tratta di ragazzi ‘normali’, alcuni figli di professionisti. Difesi a spada tratta dai coetanei, alcuni dei quali, nel privato delle chat di facebook e di whatsapp, arrivano a giustificare la sanguinosa punizione inflitta a Vaslav. A parlare del caso, su cui indaga nel totale riserbo la Procura di Nola coadiuvata dal commissariato di polizia cittadino, è stato anche il procuratore capo Paolo Mancuso che si è concesso alle telecamere di “Chi l’ha visto” nel pomeriggio di ieri. Mancuso, intervistato da Veronica Briganti, ha delineato i punti focali del caso, l’intervista verrà trasmessa questa sera su Rai Tre.

E la trasmissione è stata anche utile a risolvere uno dei ‘misteri’ legati al caso di Vaslav. La troupe di Chi l’ha visto ha rintracciato uno dei cani di Vaslav, Siber, accudito da conoscenti del 39enne in piazza D’Armi. Opson invece sarebbe morto la sera del pestaggio.

 

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