MUGNANO DEL CARDINALE – E’ stato scarcerato uno degli autori dell’omicidio di Nicola Annunziata. La decisione è arrivata ieri dal Tribunale del Riesame di Napoli che, accogliendo l’istanza degli avvocati Dario Vannetiello e Giusida Sanseverino, ha disposto la scarcerazione e la misura degli arresti domiciliari per Giorgio Terracciano, condannato in primo grado a dodici anni per l’omicidio del pensionato sessantenne originario di Ottaviano. Annunziata, che da alcuni anni viveva a Mugnano del Cardinale con la moglie, rimase vittima di un raid armato e premeditato dinanzi la sua abitazione di via Degli Innocenti il 29 aprile del 2015. Morì dopo cinque giorni di coma. Terracciano è stato sin da subito considerato dagli inquirenti uno dei responsabili dell’assassinio di Annunziata ed arrestato insieme a Luigi Bruno, anch’egli di Sant’Anastasia. L’epilogo investigativo e la soluzione del caso arrivarono poche settimane dopo i fatti, a luglio, quando divennero chiare per gli inquirenti avellinesi non solo le identità dei due autori del raid ma anche il movente: un debito di duecentocinquantamila euro contratto dal genero di Annunziata con un familiare di Luigi Bruno ed un fantomatico carico di cocaina che doveva costituire la garanzia del pagamento della somma e che fu sequestrato dalla Dda di Salerno in Turchia negli stessi giorni della esecuzione armata. Un conto in sospeso, dunque, risolto con l’atroce vendetta trasversale e l’uccisione del sessantenne. Una trama intricata dipanata dai carabinieri di Avellino e dai magistrati della Procura irpina ascoltando ore ed ore di intercettazioni e seguendo gli spostamenti di tutte le persone che avevano a che fare con la vittima ed i presunti carnefici. Bruno e Terracciano, ricostruirono gli investigatori, raggiunsero via Degli Innocenti il 29 aprile, nel primo pomeriggio; bussarono al citofono della tranquilla palazzina in cui Annunziata abitava occupando una mansarda con la consorte e attesero che l’uomo li raggiungesse dinanzi l’ingresso. Qui dopo un breve alterco gli spararono alla gamba ed alla testa. Colpi che non lo ammazzarono sul colpo ma ne segnarono il destino perché morì dopo cinque giorni di agonia. Giorgio Terracciano è stato condannato in primo grado con rito abbreviato a dodici anni di carcere; già dopo la prima fase processuale i legali dell’uomo hanno chiesto la concessione dei domiciliari, negati dal giudice per il pericolo di reiterazione del reato ma concessi ieri dal Tribunale del Riesame di Napoli che, ritenendo esaustive le richieste della difesa, ha concesso i domiciliari dopo un anno e sei mesi di detenzione in attesa dell’appello e della eventuale pronuncia della Corte di Cassazione.