venerdì, Aprile 26, 2024
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Truffa sul bonus cultura: 9 misure cautelari e sequestro da 3 milioni

In cambio di denaro avrebbero monetizzato oltre seimila “bonus cultura 18 app”, beneficio che il governo ha pensato per promuovere tra i neo 18enni la diffusione dei libri, dello studio e dell’accesso ai servizi di natura culturale. Una truffa che, secondo la Guardia di Finanza e la Procura di Napoli, avrebbe trasformato in contanti benefici per circa tre milioni di euro tra il 2017 e il 2020.

I sigilli riguardano conti correnti, 15 immobili, di cui 2 B&B, siti a Ercolano e Napoli, una libreria e cinque veicoli. In base agli accertamenti sarebbero ben 6400 i vaucher da 500 euro ciascuno intestati a neo diciottenni residenti su tutto il territorio nazionale che gli indagati avrebbero “incassato” indebitamente simulando l’acquisto di libri. I finanzieri hanno acquisito informazioni circa la prosecuzione della truffa anche nel corso degli anni 2020, 2021 e 2022, oltre che dal 2017 al 2019, grazie a una società per la “vendita al dettaglio di libri”. Gli inquirenti sono anche impegnati a fare luce anche su eventuali altri profili di responsabilità. Eseguite dalle fiamme gialle, su delega dei magistrati della III sezione della Procura di Napoli, una serie di perquisizioni personali, locali e informatiche che finora hanno portato al rinvenimento di oltre 25mila euro in contanti.

Il gip di Napoli Giovanni de Angelis ha, inoltre, emesso 9 misure cautelari, su richiesta della sezione Reati economici dell’ufficio inquirente: ipotizzata l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e, per quattro, anche l’autoriciclaggio. Si tratta di tre arresti in carcere, due ai domiciliari e quattro obblighi di dimora che vedono tra i destinatari anche i gestori di una libreria di Ercolano utilizzata per trasformare i bonus in denaro. In quella libreria, per gli investigatori, venivano convocati, attraverso alcuni intermediari e procacciatori, i possibili beneficiari del bonus per invitarli a monetizzare il beneficio simulando, per esempio, la vendita di libri.

Sono 12 gli indagati tra cui figurano, intermediari e procacciatori: questi avevano il compito di individuare i soggetti attraverso la consultazione delle banche dati messe a disposizione da Caf e altre strutture simili compiacenti. Poi li contattavano per la proposta. Il meccanismo truffaldino era semplice: simulare la vendita dei libri e l’effettuazione di altre prestazioni culturali inserendo nel sistema informatico del Mibact gli estremi e i codici dei ‘buoni cultura’ con in allegato la falsa dichiarazione della vendita di libri e di altri servizi culturali contemplati nel beneficio ma mai fruiti. Per il servizio offerto veniva trattenuta una percentuale (stimata tra 40 e 60%) corrisposta attraverso versamenti su carte di credito prepagate. Infine venivano richiesti i rimborsi dei benefici al Mibact.

Nonostante i finanzieri avessero eseguito dei controlli, gli indagati avrebbero continuato a frodare l’erario. Quando il Mibact ha sospeso con cinque provvedimenti amministrativi e infine revocato l’accreditamento delle erogazioni, gli indagati avrebbero pensato di perpetuare la truffa costituendo “un nuovo canale”, convertendo cioé una società costituita per la gestione di beni e affittacamere in una società per il commercio al dettaglio dei libri, risultata avere la sede proprio laddove c’era la libreria.

 

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