giovedì, Maggio 2, 2024
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Orrore a Caivano, presa la gang dei ragazzini: 9 arresti

“Apri gli occhi con tua sorella ha dei video sporchi con dei ragazzi… io sono un tuo amico”. Scoperchia il vaso degli orrori di Caivano quel messaggio social anonimo inviato al fratello di una delle due cuginette stuprate “innumerevoli volte”, in soli due mesi. Hanno 10 e 12 anni quando, tra giugno e luglio, il branco le punta, trasformandole in “oggetti” da soggiogare e brutalizzare. Il gruppo è composto da 9 giovanissimi: 7 minorenni tra i 14 e i 17 anni e due maggiorenni, di 18 e 19 anni. All’alba vengono arrestati e trasferiti in carcere. Solo per un minore il gip dispone il collocamento in comunità. Le carte dell’inchiesta restituiscono una galleria di crudeltà e aberrazioni, dove uno degli stupri viene perfino trasmesso in diretta, con una video chiamata. È solo grazie a quel messaggio Instagram che i genitori delle ragazzine scoprono tutto. Preoccupati, anche dalla possibile diffusione di quei video (ne verranno individuati 5 sui cellulari sequestrati), vanno dai carabinieri di Caivano, innescando l’avvio delle indagini. Le bimbe vengono affidate a una carabiniera. È lei ad ascoltarle in modalità protetta. La sua relazione agli inquirenti – la Procura di Napoli Nord e dei Minori di Napoli – e i successivi accertamenti porteranno agli arresti. Tutto comincia con una delle due ragazzine, la più piccola, ‘innamorata’ di quello che diventerà il suo aguzzino, al quale non voleva dire di no. Agli inquirenti parla di quella volta: “non mi è piaciuto quello che ho fatto, ho pensato che ero troppo piccola”, dice. Poi sono seguiti mesi di incubi e smarrimento.

Il procuratore di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, ha ripercorso in una conferenza stampa le terribili violenze – fisiche e psicologiche – subìte dalle cuginette, che conoscevano alcuni dei ragazzi del branco. Tutti frequentavano la villa comunale di Caivano, uno dei luoghi dove sono avvenute le violenze. “Sono state avvicinate dal gruppo di giovani – ha spiegato la pm – che ha preteso rapporti sessuali insultandole, colpendole con calci e pugni, appropriandosi dei loro cellulari e minacciando di non restituirli. Sappiamo che avevano un tirapugni e qualcuno un coltellino. Non avevano la forza di rifiutarsi e avevano estrema paura dei ricatti e che i video girati potessero essere diffusi su qualche social. In ogni caso non avevano la forza, la maturità e la lucidità per sottrarsi alle violenze”. E non avevano neppure delle famiglie in grado di ascoltarle e sostenerle: entrambe le bambine sono state infatti collocate in strutture protette dove hanno cominciato un lungo e complesso percorso di recupero. Numerosi sono gli episodi di abusi sessuali contestati, molti di gruppo, quest’ultimi avvenuti in una “capanna” vicino al famigerato Parco Verde. Ma le violenze si sono consumate anche altrove, in altre zone degradate: Il campetto di calcio comunale nella zona dei Cappuccini e nell’isola ecologica. Gli abusi sarebbero avvenuti sempre nelle ore pomeridiane, quelle nella villa comunale in uno stabile con una tenda appositamente montata. Il gip del tribunale dei minori Umberto Lucarelli, nel suo provvedimento, parla di “fatti gravi e reiterati”, commessi con “brutale approfittamento” di vittime “deboli e in tenera età” e “con modalità subdole, ai limiti della crudeltà”. E tutto ciò in un contesto, anche familiare, estremamente degradato.

Nonostante ciò, spiega il procuratore per i minorenni di Napoli, Maria de Luzenberger, “il nostro ufficio non ha avuto alcuna segnalazione di situazioni di degrado relative alla famiglie dei minori coinvolti nei fatti di Caivano, tanto delle vittime che dei presunti responsabili. Ma ciò non vuol dire – precisa – che i servizi sociali di Caivano siano assenti, anzi fanno un lavoro a 360 gradi per numerose Procure, ma sono davvero pochi, e vanno rafforzati”. E anche per gli insegnanti di queste aree di frontiera, “serve una formazione ad hoc”. Ma alla fine, il messaggio che arriva dal magistrato in prima linea per contrastare la dilagante criminalità minorile di Napoli e dell’hinterland, è di speranza: “Ho sentito dire che a Caivano lo Stato non c’è – osserva de Luzenberger – eppure i genitori delle due bimbe si sono presentati con le loro figlie alle 9 di sera alla caserma dell’Arma, mettendole nelle mani dei carabinieri, gli unici che potevano ascoltarle e fare qualcosa”. (fonte Ansa)

 

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