mercoledì, Dicembre 4, 2024
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Truffa sui “buoni vacanza” Covid: 2100 persone indagate dalla Gdf

Quasi 2.100 indagati per una maxi-truffa da 800mila euro sui “buoni vacanza” erogati dal ministero del Turismo nel periodo dell’emergenza Covid (2020-2021). Sono i numeri dell’indagine della Procura di Napoli Nord e della Guardia di Finanza (gruppo di Giugliano in Campania) che ha portato al sequestro, su ordine del giudice per le indagini preliminari, della somma di 796mila euro che era nella disponibilità della direttrice di un albergo dell’area nord di Napoli. Una somma equivalente ai fondi pubblici intascati dalla donna; ma con lei sono indagati per il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche altre 2.098 persone, ovvero tutti i falsi clienti, quasi tutti residenti in Campania, che a causa di un Isee fino a 40mila euro hanno avuto diritto al beneficio con il quale, si potevano spendere fino a 500 euro in un’unica soluzione in strutture ricettive in Italia, dagli hotel ai campeggi, dai bed&breakfast ai villaggi turistici passando per gli agriturismi.

I clienti fittizi davano il buono alla direttrice ricevendo in cambio un compenso: la vicenda ha fatto scattare un’indagine penale e l’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Maria Antonietta Troncone ha rilasciato anche il nulla osta con il quale è stata avviata una procedura amministrativa che potrebbe portare all’erogazione di sanzioni da parte del prefetto fino al triplo dell’illecito incamerato. Piuttosto semplici le modalità truffaldine accertate dagli inquirenti: i falsi clienti ricevevano il bonus e lo consegnavano alla direttrice dell’albergo, ma senza usufruire di alcun soggiorno. L’albergatrice dava loro in cambio una somma in contanti dai 100 ai 300 euro, e nel caso in cui i falsi clienti risedessero fuori regione, versava loro il compenso tramite Poste Pay o bonifici sui conti corrente. Dopo questo primo passaggio, la direttrice si rivolgeva quindi al ministero per ottenere l’erogazione dei fondi previsti, che venivano poi ripuliti mediante trasferimento sui conti di una società a responsabilità limitata intestata al marito della donna.

Ad accendere i riflettori investigativi sull’albergo da parte delle fiamme gialle, le circostanze che la struttura, solo con undici stanze, nonostante fosse in una zona dalla bassa vocazione turistica avesse percepito durante il periodo Covid somme relative ai buoni vacanze eccessive e non corrispondenti al volume di affari solito, o avesse in un giorno solo guadagnato un incasso superiore a dieci volte ciò che poteva guadagnare riempiendo tutte le stanze. Altra circostanza sospetta, per gli investigatori, è sembrato il fatto che i soggiorni sarebbero stati consumati anche nei periodi in cui c’erano restrizioni per muoversi, durante i quali dunque non potevano esserci clienti.

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