venerdì, Aprile 26, 2024
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Il cardellino di Donna Tartt, romanzo sull’arte e la vita premiato col Pulitzer 2014

di Bianca Bianco

“Un travolgente romanzo sinfonico”. Così il New York Times ha definito “Il cardellino”, terzo libro della scrittrice Donna Tartt insignito del Premio Pulitzer per la letteratura 2014. Un racconto di ben 900 pagine, opera mastodontica eppure da leggere tutto d’un fiato. La Tartt ha scritto solo tre romanzi (“Dio di illusioni” e “Il piccolo amico” sono i primi due), uno ogni dieci anni, tutti best sellers tradotti in molti Paesi. Quest’ultimo lavoro è stato definito un capolavoro e si candida a rientrare tra le pietre miliari del grande romanzo americano.

 

“Il cardellino” è la storia di Theo, ragazzino vittima del destino che perde la madre e la propria stabilità a causa di un attentato terroristico in un museo di New York. Un evento che segnerà per forza di cose la sua esistenza di tredicenne già abbandonato dal padre e da familiari distanti e anaffettivi, ma che marchierà a fuoco anche il suo destino. Sopravvissuto all’attentato, catapultato in una realtà di ricchezza patinata e fredda della New York degli anni duemila, Theo ha quale unico amuleto un meraviglioso ed antichissimo dipinto fiammingo, “Il cardellino” che dà il titolo al romanzo, che lo tiene aggrappato al ricordo della madre e vincolato alla tragedia che ha subito. Quel piccolo dipinto dall’inestimabile valore finisce tra le sue mani inesperte e sarà suo compagno di viaggio. Prima nascosto allo sguardo degli estranei nell’opulenta casa di Park Avenue in cui viene ospitato dalla famiglia di un amico d’infanzia, poi a quello di un padre inaffidabile, ex alcolista e tossicodipendente che lo porterà con sé a Las Vegas per vivere con lui e la sua compagna cocainomane. Una esperienza nel deserto (reale, quello del Nevada, e di sentimenti, vista l’assenza della nuova ‘famiglia’) che lo influenzerà definitivamente. Solo e devastato, si legherà per sempre all’altrettanto solo e disadattato coetaneo Boris, cosmopolita figlio di un padre violento con cui vivrà la sua iniziazione al mondo della droga. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta è feroce e segnata da altri lutti e disillusioni. Tornato a New York, il profondo ed amabile Theo diventerà un giovane schiacciato dalla tragedia vissuta dieci anni prima, dalla dipendenza dai farmaci e dagli oppiacei e da una smania di falsare la verità che all’istinto ereditato dal padre unisce la patologia. Filo rosso tra il tredicenne orfano sensibile sopravvissuto al terrorismo e il giovane instabile e affascinato dal mondo dell’antiquariato è quel piccolo quadro dalla storia così simile alla sua. Tra colpi di scena tipici dei thriller americani e lunghi monologhi introspettivi, Theo si ritroverà ad Amsterdam per recuperare quel piccolo capolavoro finito nelle mani sbagliate. E metterà in discussione tutta la sua vita per recuperarlo.

 

“Il cardellino” è un racconto lunghissimo e profondo, un caleidoscopio di virtù narrative. Donna Tartt sa tenere avvinto il lettore, sa attirarlo nella ragnatela del giallo e lusingarlo con importanti riflessioni sull’arte, il senso della vita, l’abbandono, l’elaborazione del lutto, l’arroganza della ricchezza e l’abbrutimento della tossicodipendenza. E’ scritto magistralmente e piacerà a chi ama i grandi romanzi americani, descrittivi e che sembrano già pronti per una pellicola di Hollywood. Piacerà meno a chi non apprezza la verbosità e certe pause autoreferenziali dell’autrice (consapevole della propria bravura e quindi incline ad abusarne), da chi lo troverà lungo e a tratti lento. Il Premio Pulitzer 2014 è comunque un romanzo da leggere perché in alcuni punti, soprattutto nel finale, regala spunti per approfondire il significato della vita e della bellezza, e della bellezza della vita.

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