venerdì, Aprile 19, 2024
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Camorra: Scotti pentito racconta la guerra tra Cutolo ed Alfieri

NAPOLI- Pasquale Scotti, ex boss della Nuova Camorra organizzata di Raffaele Cutolo, collabora con la giustizia. Dopo il ritorno in Italia a seguito della cattura in Brasile dove aveva trascorso 30 anni di latitanza, e l’estradizione nel Belpaese, Scotti ha deciso di parlare, di vuotare il sacco e raccontare ai magistrati decenni di faide ed omicidi. Come quelli legati al cosiddetto “racket del caro estinto” che per anni ha insanguinato Napoli e provincia. Parte del suo interrogatori reso alla Dda, scrive il quotidiano “Il Mattino”, è stato depositato nel corso del processo in cui  è imputato l’imprenditore Salvatore Esposito, proprio a proposito del racket delle agenzie di pompe funebri operato dalla camorra. “Io sono mandante dell’omicidio di Mimì o tavutaro, del quale Pannone è esecutore materiale- afferma Scotti-  credo che il cognome della vittima fosse Esposito. Era proprietario di un’azienda funebre a Casoria, all’epoca c’erano due aziende funebri, una dei Castaldo e l’altra degli Esposito. C’è sempre stata guerra per la gestione delle attivitĂ  collegate a questo settore delle pompe funebri. Esiste un controllo mafioso delle rispettive zone di competenza, lo fanno tutte le ditte che operano in questo settore. Ci fu un’invasione di campo, nel senso che un carro della ditta Montuoro di Napoli andò a trasportare un defunto di Casoria, e fu una sorta di guanto di sfida”. Dopo quell’episodio seguirono omicidi e agguati incrociati. “C’era un ragazzo che era accusato di aver fatto la soffiata per l’omicidio di un nostro affiliato (si chiamava Carmine Carnevale e venne ucciso nel 1983)-continua l’interrogatorio-  Su mio ordine, i miei affiliati sequestrarono quel ragazzo e io lo interrogai. Ricordo che tremava come una foglia, eravamo in un appartamento di Cardito, assieme – tra gli altri – a Mauro Marra e Sergio Bianchi, mio capozona ad Arzano che invece fu ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. Era terrorizzato il ragazzino, era fratello di un mio amico di gioventĂą, non trovai elementi per condannarlo a morte e lo lasciai andare”. Nel verbale spuntano anche i nomi dei Moccia, visto che Pasquale Scotti ebbe  rapporti con due fratelli dalla famiglia di Afragola. “Una ricostruzione che abbraccia un periodo di almeno trent’anni- scrive “Il Mattino”-  ma che si avvale anche di una serie di riferimenti a un periodo piĂą recente. Sotto i riflettori, la guerra dei cutoliani contro la nuova famiglia di Alfieri e Galasso, ma anche una fuga e una latitanza dorata in Brasile, dove Scotti ha messo su famiglia e ha vestito i panni dell’imprenditore; poi le coperture di questi anni e gli investimenti con alcuni imprenditori di Casoria e Casavatore destinati ad essere approfonditi dalla Dda di Napoli”.

IL PENTIMENTO DI SCOTTI

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