giovedì, Aprile 25, 2024
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Autobus nella scarpata sulla A16: “Sono viva per miracolo”

C’è una parola che ricorre nei racconti dei passeggeri del bus che, con la faccia stralunata, raccontano quello che hanno passato: “Miracolo”. Solo dopo essere scivolati fuori dal mezzo riescono a realizzare quello che è successo: guardano quel bestione finito fuori strada, traballante addosso agli alberi che delimitano la scarpata e capiscono che se fosse successo in un altro tratto dell’autostrada ora non sarebbero lì a raccontarla. Molti dormivano, ma parecchi erano ancora svegli dopo la sosta di pochi minuti prima. “Ero vigile e ho sentito un gran botto. Poi le urla e il caos: ho visto la morte in faccia”, racconta un passeggero ai soccorritori. Assistiti dai volontari della Misericordia e dell’Anpas, una trentina dei trentasei passeggeri sono stati trasferiti poco dopo le cinque nella palestra del comune di Grottaminarda dove i medici del 118 li hanno visitati e refertati. Nella tarda mattinata un bus sostitutivo li ha prelevati e condotti alla stazione Tiburtina di Roma, dove il bus era diretto dopo essere partito ieri sera alle 23 da Lecce.

“Siamo vivi per miracolo, sono scivolato via dal finestrino”, dice Biagio, luogotenente della Guardia di Finanza di Copertino che viaggiava insieme ai figli Gaetano e Martina. Dopo aver cercato di prestare aiuto a quanti erano rimasti intrappolati all’interno del bus, insieme ai figli ha trovato un varco nello spazio lasciato da un vetro disintegratosi nell’impatto ed è uscito. Siria, una giovane diretta a Roma insieme alla madre e al fratello per sottoporsi ad una operazione chirurgica, ha assistito in diretta all’incidente. Era seduta nei primi posti, accanto all’autista: “L’ho sentito lanciare un grido, poi la sbandata verso il guard rail di sinistra nel tentativo di evitare l’impatto e il testa coda che ha portato il bus nella scarpata, dove è rimasto sospeso a mezz’aria”. Laura, aviere originaria di Brindisi, occupava un posto in coda al bus. È stata svegliata da “uno schianto tremendo”. “Appena il tempo di riaprire gli occhi prima di ritrovarci, uno sull’altro, nella scarpata. Strisciando nello spazio lasciato dal bus inclinato siamo riusciti ad uscire, uno alla volta. Soltanto dopo, quando abbiamo visto lo scenario dell’incidente, abbiamo realizzato di essere tutti scampati alla morte”. Carlino, partito da Lecce per Roma, avrebbe dovuto viaggiare in treno ma all’ultimo momento aveva deciso per il viaggio in autobus: “Ero sveglio anche perché cinque minuti prima c’era stata la sosta nell’area di servizio “Calaggio”. Quando ho visto il bus ondeggiare mi sono aggrappato al sedile davanti e ho alzato le gambe. Sono stato fortunato: un sedile scardinato dagli urti mi è passato sotto senza travolgermi”.

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