lunedì, Aprile 29, 2024
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Salute, rinunciano a curarsi oltre 3 milioni di italiani

Oltre 3 milioni di cittadini rinunciano a curarsi. Il 21% degli italiani risparmia denaro per poter effettuare prestazioni sanitarie mentre 1 italiano su quattro (23%) “drammaticamente non riesce a risparmiare denaro per far fronte alle spese sanitarie”. Intanto “la spesa privata, messa di tasca propria da parte dei cittadini, oramai supera i 40 miliardi”. E sono tornate ad affacciarsi le assicurazioni: il 17% della popolazione ne ha sottoscritta una. A fronte di questo, emerge che investire sul Servizio sanitario nazionale è redditizio per l’Italia. Ogni euro di risorse pubbliche impiegato in sanità ne genera, infatti, quasi due di produzione in valore. Non solo: se l’investimento pro-capite di risorse fosse pari a quello della Germania, si creerebbero 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Il mondo dei professionisti della sanità, per i 45 anni del Servizio sanitario nazionale, ha consultato i cittadini per fotografare lo stato del gradimento e dell’accesso alle cure da parte di famiglie e pazienti. E lo fa con un sondaggio condotto da Piepoli e un Rapporto con il Censis.

Nella sua relazione, il presidente degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, ha voluto sottolineare come, sul fronte del giudizio sulla qualità dell’assistenza sanitaria “una larga fetta della popolazione italiana, il 41%, ritiene che in questi anni sia peggiorata”, e per gran parte degli italiani a causa di un numero insufficiente di personale medico e sanitario (55%); per inadeguatezza delle strutture e degli strumenti (42%); finanziamento non adeguato alle necessità (42%) e disorganizzazione (38%). “Il giudizio sulla gestione della sanità è netto: gran parte degli italiani, il 69%, ritiene che la sanità di oggi risponda più alle esigenze di bilancio che non a quelle di salute”, rileva il presidente Fnomceo. Le disuguaglianze in sanità, poi, “tornano ad avere numeri importanti” con il 79% dei cittadini che vivono al Sud e nelle Isole del Paese che sentono forte il problema della migrazione sanitaria mentre la gran parte dei cittadini, il 61% equamente distribuiti nel Paese, vorrebbe che le eccellenze fossero portate lì dove le persone vivono” con “la sanità delle regioni – dice Anelli – che in questi decenni non è riuscita a colmare queste differenze”.

Malgrado le tante disparità territoriali, si sottolinea nel Rapporto Censis, la spesa sanitaria pubblica pro-capite è superiore a 2.000 euro in tutte le regioni. Oltre 1,3 miliardi le prestazioni di prevenzione e cura erogate in un anno, 29 mila le strutture pubbliche e private accreditate, per un totale di 236 mila posti letto. “Il nostro impegno come medici – tiene a evidenziare Anelli – non è mai venuto meno anche nei momenti più difficili come nella pandemia. Oggi confermiamo quell’impegno, consapevoli che i risultati straordinari in tema di performance ottenuti dal nostro Ssn, nonostante le difficoltà economiche e organizzative, sono in larga parte il frutto dell’impegno generoso, della passione e della dedizione”. E lancia un manifesto in 5 punti per la sanità: pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti, organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. Sul fronte dei medici, il 40% oggi guarderebbe all’estero anche per il miglior trattamento economico ma per l’83% restano immutate le motivazioni che li hanno portati a scegliere questa professione.  (fonte Ansa)

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