sabato, Luglio 27, 2024
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Inquinamento e disastro ambientale nella cava da bonificare: arresto e sequestri

Avrebbe dovuto eseguire il ripristino e recupero ambientale di una ex cava chiamata “cava Suarez” e invece ha realizzato una discarica abusiva sversando nel parco metropolitano delle colline di Napoli tra le 200mila e le 250mila tonnellate di rifiuti tra cui anche amianto frantumato. E’ quanto la Procura di Napoli contesta all’imprenditore partenopeo Bruno Sandone, 49 anni, arrestato e messo ai domiciliari dalla Polizia Locale di Napoli, dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri e da Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza che gli hanno notificato una misura cautelare emessa gip di Napoli Antonio Baldassarre, su richiesta della sezione Ambiente Edilizia Urbanistica” dell’ufficio inquirente partenopeo (sostituto procuratore Giulio Vanacore e procuratore aggiunto Antonio Ricci). “Per avere un’idea dell’entitĂ  dello scempio perpetrato, – viene sottolineato in un comunicato – basti dire che il volume dei rifiuti illecitamente smaltiti, per come valutato dalla consulente, è pari a quello di un edificio con una base di 90 metri per 90 metri e un’altezza di 7-8 piani”. Le forze dell’ordine hanno sequestrato autocarri e macchine per il movimento terra delle societĂ  riconducibile all’imprenditore arrestato (per un valore quantificato in circa un milione di euro) e gli è stata notificata anche una interdizione dell’esercizio dell’attivitĂ  imprenditoriale.

L’imprenditore 49enne Bruno Sandone – arrestato e messo ai domiciliari dalla Polizia Locale di Napoli, dal Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri e da Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza in quanto accusato di inquinamento e disastro ambientale – era giĂ  stato rinviato a giudizio per l’omessa bonifica proprio di cava Suarez, ordinata sia dal Comune di Napoli sia dal giudice penale. Nei suoi confronti era giĂ  stato eseguito il sequestro di tre milioni di euro proprio in quanto ritenuto responsabile di non avere avviato la bonifica dell’ex cava malgrado fosse stato incaricato del ripristino dell’area da almeno cinque anni. “Tale condotta – viene evidenziato in un comunicato congiunto – avrebbe contribuito ad alterare l’equilibrio naturale del sito in esame, rimediabile solo con interventi particolarmente onerosi ed eccezionali, determinando una significativa offesa alla pubblica incolumitĂ  per via dell’inquinamento dell’area e dell’esposizione al pericolo di un numero considerevole di persone, trattandosi di zona densamente urbanizzata”.

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