sabato, Luglio 27, 2024
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New York Times, Elena Ferrante tra i 10 libri dell’anno

Per il New York Times, “Storia della bambina perduta”, il quarto capitolo dei “romanzi napoletani” di Elena Ferrante, e’ uno dei cinque romanzi piu’ importanti del 2015. Il quotidiano americano, che gia’ nei giorni scorsi aveva inserito l’epilogo della saga di Elena e Lila nella sua top 100, oggi ha ristretto la rosa scegliendolo per la top ten: cinque libri di fiction e cinque di saggistica. Il giornale illustra la sua selezione con dieci “gemme”. “Story of the Los Child” e’ al centro, accostato, per la fiction, a “The Door” di Magda Szabo, “Manual for Cleaning Women” di Lucia Berlin, “Outline” di Rachel Cusk e “Sellout” di Paul Beatty. Due romanzi postumi (Szabo e Berlin); su dieci, sette libri di donne (inclusa Ferrante). “Come i tre romanzi che l’hanno preceduto, questa brillante conclusione offre una strepitosa, diretta esplorazione di una amicizia femminile sullo sfondo di poverta’, ambizione, violenza e lotta politica”. Mentre le due rivali di infanzia, Elena e Lila, “entrano il terreno comune del matrimonio e della maternita’, le preoccupazioni della Ferrante si imperniano sul radicalismo insito dell’identita’ femminile moderna, specialmente con le battaglie dell’artista donna contro il suo destino biologico e sociale”, e’ il breve paragrafo che motiva l’inclusione. Nel mondo anglosassone adesso e’ “Ferrante-mania”. Autrici di romanzi-saga come l’inglese Zadie Smith di “Denti Bianchi”, presumibilmente piu’ giovane della misteriosa Ferrante, ne tessono le lodi, mentre l’Economist paragona l’amore per l’anonimato della elusiva scrittrice italiana a quello delle Sorelle Bronte e il britannico Guardian menziona il volume nella categoria “Best fiction of 2015” accanto al “Gigante Sepolto” di Kazuo Ishiguro. In America Ferrante ispira attrici di serial tv come Sarah Treem, protagonista e co-autrice di “The Affair” su Showtime. “Se avessi avuto lo stesso coraggio, anch’io avrei voluto condurre il mio percorso letterario nello stesso modo”, attraverso l’anonimato, ha scritto l’anno scorso in una lettera aperta la collega Jumpha Lahiri che ha letto i romanzi napoletani in italiano complice una lunga permanenza a Roma. Ma per il resto del mondo anglofono il merito del successo dei volumi pubblicati in inglese da Europa Editions e’ anche della spettacolare traduzione di Ann Goldstein, editor del New Yorker, e “ambasciatrice” della letteratura italiana in America, da Giacomo Leopardi a Primo Levi, Alessandro Piperno e Alessandro Baricco. (ANSA).

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